inferiore a tutti, e però a tutti i sapienti sottoponendomi, direi, parermi che nella natura si ritrovi una
substanza spiritosissima, tenuissima e velocissima, la quale, diffondendosi per l'universo, penetra
per tutto senza contrasto, riscalda, vivifica e rende feconde tutte le viventi creature; e di questo
spirito par che 'l senso stesso ci dimostri il corpo del Sole esserne ricetto principalissimo, dal quale
espandendosi un'immensa luce per l'universo, accompagnata da tale spirito calorifico e penetrante
per tutti i corpi vegetabili, gli rende vivi e fecondi. Questo ragionevolmente stimar si può essere
qualche cosa di più del lume, poi che ei penetra e si diffonde per tutte le sustanze corporee, ben che
densissime, per molte delle quali non così penetra essa luce: tal che, sì come dal nostro fuoco
veggiamo e sentiamo uscir luce e calore, e questo passar per tutti i corpi, ben che opaci e
solidissimi, e quella trovar contrasto dalla solidità e opacità, così l'emanazione del Sole è lucida e
calorifica, e la parte calorifica è la più penetrante. Che poi di questo spirito e di questa luce il corpo
solare sia, come ho detto, un ricetto e, per così dire, una conserva che ab extra gli riceva, più tosto
che un principio e fonte primario dal quale originariamente si derivino, parmi che se n'abbia
evidente certezza nelle Sacre Lettere, nelle quali veggiamo, avanti la creazione del Sole, lo spirito
con la sua calorifica e feconda virtù “foventem aquas seu incubantem super aquas”, per le future
generazioni; e parimente aviamo la creazione della luce nel primo giorno, dove che il corpo solare
fu creato il giorno quarto. Onde molto verisimilmente possiamo affermare, questo spirito fecondante
e questa luce diffusa per tutto il mondo concorrere ad unirsi e fortificarsi in esso corpo solare, per
ciò nel centro dell'universo collocato, e quindi poi, fatta più splendida e vigorosa, di nuovo
diffondersi.
Di questa luce primogenita e non molto splendida avanti la sua unione e concorso nel corpo
solare, ne aviamo attestazione dal Profeta nel Salmo 73, v. 16 “Tuus est dies et tua est nox: Tu
fabricatus es auroram et Solem”; il qual luogo vien interpretato, Iddio aver fatto avanti al sole una
luce simile a quella dell'aurora: di più, nel testo ebreo in luogo d'“aurora” si legge “lume”, per
insinuarci quella luce che fu creata molto avanti il Sole, assai più debile della medesima ricevuta,
fortificata e di nuovo diffusa da esso corpo solare. A questa sentenza mostra d'alludere l'opinione
d'alcuni antichi filosofi, che hanno creduto lo splendor del Sole esser un concorso nel centro del
mondo de gli splendori delle stelle, che, standogli intorno sfericamente disposte, vibrano i raggi
loro, li quali, concorrendo e intersecandosi in esso centro, accrescono ivi e per mille volte
raddoppiano la luce loro; onde ella poi, fortificata, si reflette e si sparge assai più vigorosa e ripiena,
dirò così, di maschio e vivace calore, e si diffonde a vivificare tutti i corpi che intorno ad esso
centro si raggirano: sì che con certa similitudine, come nel cuore dell'animale si fa una continua
rigenerazione di spiriti vitali, che sostengono e vivificano tutte le membra, mentre però viene altresì
ad esso cuore altronde somministrato il pabulo e nutrimento, senza il quale ei perirebbe, così nel
sole, mentre ab extra concorre il suo pabulo, si conserva quel fonte onde continuamente deriva e si
diffonde questo lume e calore prolifico, che dà la vita a tutti i membri che attorno gli riseggono. Ma
come che della mirabil forza ed energia di questo spirito e lume del Sole, diffuso per l'universo, io
potessi produr molte attestazioni di filosofi e gravi scrittori, voglio che mi basti un solo luogo del
Beato Dionisio Aeropagita nel libro De divinis nominibus, il quale è tale: “Lux etiam colligit
convertitque ad se omia, quæ videntur, quæ moventur, quæ illustrantur, quæ calescunt, et uno
nomine ea quæ ab eius splendore continentur. Itaque Sol Ilios dicitur, quod omnia congreget
colligatque dispersa.” E poco più a basso scrive dell'istesso: “Si enim Sol hic, quem videmus, eorum
quæ sub sensum cadunt essentias et qualitates, quamquam multæ sint ac dissimiles, tamen ipse, qui
unus est æqualibiterque lumen fundit, renovat, alit, tuetur, perficit, dividit, coiniungit, fovet,
fœcunda reddit, auget, mutat, firmat, edit, movet, vitaliaque facit omnia, et unaquæque res huius
universitatis, pro captu suo, unius atque eiusdem Solis est particeps, causasque multorum, quæ
participant, in se æquabiliter anticipatas habet; certe maiore ratione etc.”
Ora, stante questa filosofica posizione, la quale è forse una delle principali porte per cui si
entri nella contemplazione della natura, io crederrei, parlando sempre con quella umiltà e reverenza
che devo a Santa Chiesa e tutti i suoi dottissimi Padri, da me riveriti e osservati ed al giudizio de'
quali sottopongo me ed ogni mio pensiero, crederrei, dico, che il luogo del Salmo potesse aver
questo senso, cioè che “Deus in Sole posuit tabernaculum suum” come in sede nobilissima di tutto 'l
mondo sensibile; dove poi si dice che “Ipse, tanquam sponsum procedens de thalamo suo, exultavit
ut gigas ad currendam viam”, intenderei, ciò esser detto del Sole irradiante, ciò è del lume e del già