Cercate di abitar case sane con molta luce e ventilate: dov’entra il sole fuggono le malattie.
Compassionate quelle signore che ricevono quasi all'oscuro, che quando andate a visitarle
inciampate nei mobili e non sapete dove posare il cappello. Per questo loro costume di vivere quasi
sempre nella penombra, di non far moto a piedi e all'aria libera ed aperta, e perché tende
naturalmente il loro sesso a ber poco vino e a cibarsi scarsamente di carne, preferendo i vegetali e i
dolciumi, non trovate fra loro le guance rosee, indizio di prospera salute, le belle carnagioni tutto
sangue e latte, non cicce sode, ma floscie e visi come le vecce fatte nascere al buio per adornare i
sepolcri il giovedì santo. Qual maraviglia allora di veder fra le donne tante isteriche, nevrotiche ed
anemiche?
Avvezzatevi a mangiare d'ogni cosa se non volete divenire incresciosi alla famiglia. Chi fa
delle esclusioni parecchie offende gli altri e il capo di casa, costretti a seguirlo per non raddoppiar le
pietanze. Non vi fate schiavi del vostro stomaco: questo viscere capriccioso, che si sdegna per poco,
pare si diletti di tormentare specialmente coloro che mangiano più del bisogno, vizio comune di chi
non è costretto dalla necessita al vitto frugale. A dargli retta, ora con le sue nausee ora col
rimandarvi alla gola il sapore de' cibi ricevuti ed ora con moleste acidità, vi ridurrebbe al regime de'
convalescenti. In questi casi, se non avete nulla a rimproverarvi per istravizio, muovetegli guerra;
combattetelo corpo a corpo per vedere di vincerlo; ma se poi assolutamente la natura si ribella ad un
dato alimento, allora solo concedetegli la vittoria e smettete.
Chi non esercita attività muscolare deve vivere più parco degli altri e a questo proposito
Agnolo Pandolfini nel Trattato del governo della famiglia, dice: “Trovo che molto giova la dieta, la
sobrietà, non mangiare, non bere, se non vi sentite fame o sete. E provo in me questo, per cosa cruda
e dura che sia a digestire, vecchio come io sono, dall'un sole all'altro mi trovo averla digestita.
Figliuoli miei, prendete questa regola brieve, generale e molto perfetta. Ponete cura in conoscere
qual cosa v'è nociva, e da quella vi guardate; e quale vi giova e fa pro quella seguite e continuate”.
Allo svegliarvi la mattina consultate ciò che più si confà al vostro stomaco; se non lo sentite
del tutto libero limitatevi ad una tazza di caffè nero, e se la fate precedere da mezzo bicchier d'acqua
frammista a caffè servirà meglio a sbarazzarvi dai residui di una imperfetta digestione. Se poi vi
trovate in perfetto stato e (avvertendo di non pigliare abbaglio perché c'è anche la falsa fame) sentite
subito bisogno di cibo, indizio certo di buona salute e pronostico di lunga vita, allora viene
opportuno, a seconda del vostro gusto, col caffè nero un crostino imburrato, o il caffè col latte,
oppure la cioccolata. Dopo quattr'ore circa, che tante occorrono per digerire una colazione ancorché
scarsa e liquida, si passa secondo l'uso moderno alla colazione solida delle 11 o del mezzogiorno.
Questo pasto, per essere il primo della giornata, è sempre il più appetitoso, e perciò non
conviene levarsi del tutto la fame, se volete gustare il pranzo e, ammenoché non conduciate vita
attiva e di lavoro muscolare, non è bene il pasteggiar col vino, perché il rosso non è di facile
digestione e il bianco essendo alcoolico, turba la mente se questa deve stare applicata.
Meglio è il pasteggiar la mattina con acqua pura e bere in fine un bicchierino o due di vino da
bottiglia, oppure il far uso di the semplice o col latte che io trovo molto omogeneo; non aggrava lo
stomaco e, come alimento nervoso e caldo aiuta a digerire.
Nel pranzo, che è il pasto principale della giornata e, direi, quasi una festa di famiglia, si può
scialare, ma più durante l'inverno che nell'estate, perché nel caldo si richiedono alimenti leggieri e
facili a digerirsi. Più e diverse qualità di cibi, dei due regni della natura, ove predomini l'elemento
carneo, contribuiscono meglio a una buona digestione specialmente se annaffiati da vino vecchio ed
asciutto; ma guardatevi dalle scorpacciate come pure da quei cibi che sono soliti a sciogliervi il
corpo, e non dilavate lo stomaco col troppo bere. A questo proposito alcuni igienisti consigliano il
pasteggiar coll'acqua anche durante il pranzo, serbando il vino alla fine. Fatelo se ve ne sentite il
coraggio; a me sembra un troppo pretendere.
Se volete una buona regola, nel pranzo arrestatevi al primo boccone che vi fa nausea e
senz'altro passate al dessert. Un'altra buona consuetudine contro le indigestioni e all'esuberanza di
nutrimento è di mangiar leggiero il giorno appresso a quello in cui vi siete nutriti di cibi gravi e
pesanti.
Il gelato non nuoce alla fine del pranzo, anzi giova, perché richiama al ventricolo il calore
opportuno a ben digerire; ma guardatevi sempre, se la sete non ve lo impone, di bere tra un pasto e