aspettarmi dove gli dissi; e così andando e venendo, pareva non uno di quei bufoli che correno il
palio, ma uno che non sa qual sia il suo meglio o l'andare o lo stare. Gianicco intanto lo
refrustava a suo modo, arostendogli con il sufolo suo le orecchie e il viso, e col mordergli le
labbra, gli cavava di bocca bestemmie nuove di trinca. A la fine chiarito e da le otto e da le nove
e da le dieci, gridando un pezzo per la via «Oimè», se ne tornò donde si partì; e gittata la spada e
la cappa in terra, diceva strignendo i denti: «Che, non le mozzarò il naso? non le darò ducento
staffilate? non le mangiarò una gota coi morsi? Ruffianaccia traditora»; e colcandosi faceva
croccare il letto con i suoi rivolgimenti; e recandosi ora in su quello e ora in su questo lato,
squizzava come una biscia per i lenzuoli, si grattava il capo, si mordeva il dito, dava dei pugni al
vento, e faceva un lamento crudele. E per ispassarsi il martello chiamò a dormir seco la sua
alloggiatrice; e perché il fastidio che si ha, poi che l'hai fatto a una tocca da te acciò che te si
passi il duolo che patisci per quella de la quale stai male, è incredibile, ficcata che l'ebbe, non se
la potendo sofferire a lato, la cacciò da sé spettando il giorno: che penò, a suo giudicio, un mese a
farsi, e tosto che si aprì, ecco saltarlo fuor dal letto e correre a casa mia. E io, conosciutolo al
picchiare a l'arrabbiata, ne rido da me a me; e apertolo, sento fulminare: «A questo modo, ah?
Con chi ti pare aver a fare, eh?», «Con un signore dei cortesi e da ben d'Italia» gli rispondo io, «e
mi meraviglio de la Signoria vostra che corra così a furia contra una sua affezionata. Infine io ne
farò il boto, io il farò certo: và e impacciati coi gran maestri và! Io l'ho aspettato fino a l'alba, e
mi sono aghiadata di freddo per servirvi, e non ho fatto niente».
BALIA. O questa è bella, che ti paressi anco aver ragione.
COMARE. Ed egli a me: «Io ho conto le sei, le sette, l'otto, le nove e le dieci, e non sète venuta»; e
io a lui: «Quando vi partesti voi?»; «Finite che furono di sonare le dieci»; «Appunto nel finire del
sonare che fecero, comparsi ivi: e spetta spetta, poteva spettare! E per dirlo a la Signoria vostra,
io la lavai con queste mani, con l'acqua rosa e non con l'acqua schietta; e mentre le spurava le
pocce, il petto, le reni, il collo, stupiva de la sua morbidezza e de la sua bianchezza. Il bagnuolo
era tepido e il fuoco acceso, e io sono stata la colpa d'ogni male: perché nel lavarle le cosce e le
meluzze e la cotalina, mi venni meno per la dolcitudine del piacere. Oh che carni delicate, oh che
membra candide, oh che spesa non più fatta da veruno: io l'ho palpata l'ho basciata e maneggiata
per una volta, sempre parlando di voi». A che fine sprolungarla? Io il messi in volontà: e
rizzandosigli il piei-del-trespolo, me si lascia cadere a dosso, e diemmene una che se gli poteva
dir «arcivoi», non pur «voi».
BALIA. Tu mi farai crepare, ah! ah! ah!
COMARE. E quante ne ho beccate su ai miei dì per cotal via: insomma tutti i buon bocconi son
trangusciati dai cuochi, e noi ruffiane aviamo, ruffianando, il medesimo piacere che ha colui che
fa le cialde, il qual si mangia tutte quelle che si rompano; anzi quello dei buffoni, i quali vestano
e mangiano de le robe e dei cibi dei signori. Sbizzarrito e sfoiato che fu sopra di me, prese tanto
dispiacere vedendomi ghignare per ciò, che mi si dilequò dinanzi in quella ora e in quel punto,
che nol viddi mai più.
BALIA. E chi non si sarebbe dilequato?
COMARE. Io te ne vo' contare una, per via de la quale fu per uscire di sé un grande uomo. Costui
che io ti dico s'innamorò di una vaga cosettina: non perciò sì diminutiva che non si trovasse in
letto, ma gentiluzza, tutta spirito e tutta grazia; e con certi suoi occhietti, con certi suoi risetti, e
con alcuni atti, gesti e modi trovati dai suoi andari, aguzzava il core d'ognuno. Onde il
personaggio dettoti se ne infiammò al primo; e spendendo e con seco e con meco, prese la
possessione di lei: e gliene lasciai avere cinque o sei volte a suo piacere; ma di giorno, quando a
buonotta, quando al tardi, quando a nona e quando a vespro: di modo che quella ingordezza che
mostrò nel principio de lo ottenerla, gli passò di tratto, e le faceva più tosto carezze per un bel
parere che per un grande amore; e quasi per pigliarsene burla, la pregò che venisse a dormir seco,
e ella me ne fa segretaria. Onde risolvo che a fargliene carestia acconciarà i nostri fatti; e ordino
che ella gli prometta di venire in casa d'una sua vicina a sei ore: e facciolo piantare sei notte di
lungo. La prima si trapassò con niun fastidio; la seconda, venne via un poco di voglia; la terza, il
forno comincia a scaldarsi, e i sospiri si mettano in ischiera; la quarta l'ira e la gelosia lo
conducano in campo; la quinta, la rabbia e il furore gli pongano l'armi in mano; la sesta e ultima,
ogni cosa va in fracasso: la pacienzia rinega, lo intelletto impazza, la lingua taglia, il fiato coce, il